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I primi aquiloni furono creati probabilmente in Cina, durante nei primi millenni a.C.
Sebbene non si conoscano con esattezza né il luogo di origine, né la data, né la forma originaria, si crede che sia così per diversi motivi: la letteratura cinese riporta di storie di aquiloni dal IV secolo a.C., ma, soprattutto, a differenza di altri paesi, le riporta in abbondanza e con regolarità e con descrizioni, sia del volo che degli aquiloni, che fanno pensare ad uno strumento ben radicato nella cultura sociale almeno a partire dal secondo secolo a.C. Inoltre, sia la seta che il bambù, tradizionali materiali cinesi nella costruzione degli aquiloni, esistono in cina dal 2600 a.C. La più credibile e la più diffusa tra le antiche storie cinesi racconta che, intorno al 200 a.C., il generale cinese Han Hsin fece volare un'aquilone sulle mura della fortezza che stava assediando, in modo da misurare la distanza tra il suo esercito e la fortezza stessa e conoscere così la lunghezza esatta del tunnel da scavare per penetrarvi.
L‘aquilone è stato il primo oggetto volante con il quale l’uomo ha sfidato la gravità terrestre. I suoi primi usi hanno a che fare con la spiritualità dell’uomo e la religione. Non è difficile capire questo, per chiunque abbia provato una volta a far volare un aquilone: è nota la sensazione di stabilire come un contatto con il cielo. Il bambù si dimostrò subito un legno adatto all’uso, per la sua resistenza unita alla flessibilità, e poiché allora non era stata ancora creata la carta, gli aquiloni venivano costruiti solo in stoffa, con decorazioni preziose che richiamavano temi della mitologia dell’epoca.
Dalla Cina l’aquilone si diffuse per tutto il continente asiatico fino alle lontane isole dell’Oceano Pacifico. L’aquilone arriva in Giappone tra il 600 e l’800 a.C., portato dai monaci Buddisti missionari che si spostarono sull’isola dalla Cina; qui le decorazioni degli aquiloni diventano un’arte che combina complesse strutture con raffinate decorazioni. Per il tramite di missionari e commercianti, gli aquiloni hanno seguito differenti percorsi di propagazione: il primo verso la Corea e il Giappone, il secondo verso la Tailandia, la Malesia,l'Indonesia e le isole del Pacifico, il terzo attraverso l'India, da cui sarebbero arrivati per via mare o per via di terra in Europa intorno all'inizio del Rinascimento.
Vi si raffigurano personaggi delle leggende popolari, o simboli di buona fortuna. Una leggenda racconta in modo assolutamente casuale la nascita dell’aquilone: un giorno un contadino si trovava in un campo, quando una raffica di vento gli portò via dalla testa il cappello. Riuscì ad afferrarlo per una cordicella e si incantò a osservare le evoluzioni dell’oggetto nell’aria. Fece vedere il giochino agli abitanti del suo villaggio, che inventarono l’aquilone. Gli aquiloni europei dopo il '500 In Europa, l'esperienza del volo umano con gli aquiloni è parte di un processo più generale di progressiva attribuzione all'aquilone di nuovi compiti, da quelli scientifici a quelli militari e a quelli di soccorso, dove l'aquilone è usato come mezzo di sollevamento o di traino. A differenza degli aquiloni orientali, in Europa è possibile seguire questo processo fin dall'inizio, quando la losanga viene importata in Europa presumibilmente da mercanti olandesi intorno all'inizio del '500. La prima descrizione di un aquilone diverso dai dragoni è contenuta nel libro quarto di "Magiae naturalis" (libri iiii, Neapoli, 1558) scritto da Gianbattista Della Porta nel 1558. La descrizione è priva di illustrazioni ed è stata fonte di numerose interpretazioni sulla forma dell'aquilone decritto. La prima illustrazione è invece contenuta in un libro olandese del 1618, "Silenus Alcibiadis" di Jacob Cats, e mostra una losanga a croce nel contesto di altri giochi per bambini. Un'altra illustrazione dell'epoca, contenuta in un libro di John Bate, "The Mysteries of Nature and Art", pubblicato in Inghilterra nel 1634, ci mostra un altro uso dell'aquilone. La losanga viene descritta da Bate come un mezzo per sollevare in aria petardi e fuochi artificiali, che vengono attaccati alla coda dell'aquilone: "quindi si accende la miccia, e si alza (l'aquilone) controvento in un campo aperto; ed appena la miccia è bruciata, darà fuoco ai petardi e ai fuochi che daranno più di una fioritura in aria; e quando il fuoco raggiungerà l'aquilone, incendierà il tessuto, cosa che sembrerà molto strana e spaventosa".
Fino a tutta la prima metà del Settecento, gli aquiloni europei rimasero un gioco per bambini e un mezzo per sollevare petardi, conservando la forma della losanga, nelle due varianti ad arco e a croce. Tratto dal libro "aquiloni" di Guido Accascina, ed. stampa alternativa per gentile concessione dell'autore. Nella nostra cultura sociale, anche se da qualche anno un rinnovato interesse ha portato alla creazione di nuove forme, l'aquilone è generalmente rappresentato dalla losanga di carta con le code, la sua funzione è il gioco, i suoi utenti sono per lo più i bambini, il suo luogo è uno spazio aereo condiviso con un gran numero di altri oggetti volanti, la sua utilità pratica e il suo significato religioso sono considerati nulli, mentre ha un piccolo valore estetico come oggetto decorativo. In passato ed in contesti culturali diversi, per un lungo periodo che va dalle loro origini, nella Cina di duemila anni fa, fino all'inizio del novecento, gli aquiloni sono stati visti in modo sostanzialmente diverso, perchè erano gli unici oggetti costruiti dall'uomo e più pesanti dell'aria capaci di volare in modo prevedibile e stabile. Questa qualità principale, insieme alla semplicità costruttiva, all'adattabilità dei modelli ai materiali locali e ad una tecnologia facilmente trasmissibile, ne hanno determinato la diffusione in quasi tutti i paesi del mondo.
Così, gli aquiloni sono stati usati nel corso del tempo per:
rainare imbarcazioni,
sollevare persone,
per spaventare nemici,
per pescare,
per salvare naufraghi,
per fotografare dall'alto,
per portare in quota strumenti meteorologici,
per segnalare,
per alzare antenne radio,
per contrabbandare liquori,
per infiltrarsi in volo e silenziosamente nelle linee nemiche,
per passare i cavi da una sponda all'altra di un fiume,
per scopi pubblicitari, per catturare i fulmini,
per entrare in una città assediata,
per misurare distanze,
per lanciare messaggi,
per sperimentare il volo a motore e il volo planato,
come mezzo per entrare in contatto con il mondo degli dei,
con l'anima delle cose,
con la benevolenza del clima,
con il soprannaturale,
usando il destino del volo come auspicio per il futuro.
Un filo che lega la storia di molti aquiloni orientali e del modo di farli volare è un filo magico e animista: in Corea si affida agli aquiloni il nome e il destino dei bambini appena nati augurandogli, con un lungo volo, una lunga vita. in Giappone, il quinto giorno del quinto mese si celebra con il volo degli aquiloni la nascita dei bambini venuti alla luce l'anno precedente. In Tailandia, si chiede agli aquiloni di attirare con il loro rumore i venti di Nord-Est e spazzare via così le nuvole cariche di pioggia dai campi. In Malesia una leggenda vuole che gli aquiloni acquistino vita non appena in volo. In Polinesia, gli aquiloni erano il mezzo e il punto d'unione tra gli dei e gli uomini: gli dei erano spesso rappresentati da aquiloni e Rehua, dio della salute e del cielo più alto, era creduto il progenitore di tutti gli aquiloni. In Cina, per secoli, il nono giorno del nono mese gli aquiloni indicavano, con l'altezza del loro volo, il successo del proprietario nel lavoro. In Silia, gli aquiloni vengono alzati in volo dopo il tramonto finché non spariscono completamente alla vista: il cavo di traino rimane sospeso e animato nel buio e quando lo si tira giù la tradizione vuole che al posto dell'aquilone ci sia una stella.
Anche il modo in cui l'aquilone è designato nelle varie lingue testimonia il desiderio di voler rendere già nel nome l'idea di qualcosa di animato: in Cinese significa Uccello del Vento, in Coreano Falco, in Giapponese Piovra, in Portoghese Pappagallo, in Siciliano Stella, in Spagnolo Cometa, in Tedesco, in Russo e in Danese Drago, in Polacco Cavallo Alato.
Afghanistan: KAGHAZ PARAN
Belgio: PLAKWAAIER
Cina: FUNG JUNG
Estonia: LOHE
Filippine: SARANGGOLA
Finlandia: LEIJA
Francia: CERF VOLANT
Germania: DRACHEN
Giappone: TAKO
Inghilterra: KITE
Indonesia: LAYANG-LAYANG
Norvegia e Danimarca: DRAGE
Olanda: VLIEGER
Polonia: LATAWIEC
Russia: LETUCHIJ ZMEIJ
Serbia e Croazia: ZMAJ
Turchia: UCURTMA
Spagna: COMETAS
Sud Africa: VLIEERS
Svezia: DRAKE
Tailandia: WAU
Portogallo: PIPAS o PAPAGAIO
Messico: PAPALOTE
Corea: YOUN
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